Dimettersi da una giunta: un problema di coscienza civica?

Si apre un conflitto di coscienza all’indomani del 4 marzo nell’intimo di alcuni amministratori locali. Stranamente l’eco della coscienza suggerisce cose diverse e diametralmente opposte. Ognuno, ovviamente, è libero di pensarla come crede, ma quando si tratta di gestione della cosa pubblica o, peggio/meglio, di programmazione territoriale il discorso sconfina dal personale ed abbraccia orizzonti che appartengono alla collettività e dovrebbero rispondere ad un minimo di deontologia e linearità. In parole franche ed a nostro avviso, non vale la stessa regola per tutti e se la l’assessora Celi della giunta potentina nella foto a sinistra doveva rispondere al dictat del suo partito (PD) che la voleva dimissionaria a seguito del verdetto delle urne, come mai lo stesso imperativo chi è seduto su scranni ben più alti (Mollica e Pittella nelle foto in basso) non se lo è imposto a rigor di coscienza? Lo stesso rigor che ha, invece, convinto dopo un pò la Cutro (nella foto in evidenza) a farlo. Anch’essa assessora della giunta del comune capoluogo che pure era dispiaciuta di farlo, ha dichiarato oggi sulla stampa di averlo fatto per rispondere solo alla propria coscienza contrariamente alla Celi “che avrà altre motivazioni”. Il nostro parere è che oramai in terra lucana in politica la coscienza sia davvero sparita e lo dimostra lo sconcerto che attanaglia il sentire di chiunque legga il dato della situazione nel massimo palazzo istituzionale. Da mesi vige una profonda crisi di giunta e di consiglio, da mesi di alternano periodi di avvicendamenti di assessori regionali che rispondono o non rispondono a logiche diverse da quelle che dovrebbero essere la capacità, la competenza, la trasparenza, ma seguono solo logiche di correnti e di equilibri tra aree di centro destra (oramai sparito istituzionamente) e centro sinistra ormai dilagante nella logica del risicato 46% degli elettori che si sono espressi nelle ultime consultazioni regionali, ma non certo nella logica dei numeri delle politiche di marzo. La situazione sfiora oramai il paradosso dopo l’arresto del vicepresidente Castelluccio per stalking, atteso che (al netto dello sconcerto di chi conosce Castelluccio quale uomo mite e generoso) l’ufficio di Presidenza della massima assemblea è incompiuto dal momento che ha solo il presidente e i segretari visto che, da mesi, il vicepresidente era uno soltanto ed in assenza di Mollica non si potrebbero neanche convocare le sedute consiliari…. Per quanto attiene i cittadini crediamo non si tratti più nemmeno di pazienza, ma far credere che ci sia una coscienza politica ci sembra davvero troppo!