Paura: male dell’uomo contemporaneo.
Cari lettori e lettrici di Cronaca e Legalità, la password che vi propongo questa settimana è paura. Ha scritto lo pischiatra Vittorino Andreoli: “Io non so se il tempo presente ci ha donato grandi benefici, di sicuro ha inventato un sacco di paure” (Vittorino Andreoli, le paure non vanno in vacanza in Corriere della sera 19 luglio 2009). Ed è proprio vero che il nostro tempo è segnato e caratterizzato dalla paura, paure grandi e paure piccole. I bambini già da piccoli si recano tutti dallo psicologo, perché pieni di problemi e paure, i giovani hanno paura per il loro futuro, non vedono (soprattutto al sud) grandi possibilità e certezze lavorative e se ne vanno via, li spaventa la possibilità di scelte a lungo termine (matrimonio, famiglia) perché tutto ormai è diventato – come affermava il sociologo e filosofo polacco Zigmunt Baumann – liquido, inconsistente; nelle famiglie c’è paura perché ci sono difficoltà legate a malattie, crisi familiari, incertezze economiche. Abbiamo paura anche a livello globale, perché continuamente sentiamo notizie di attacchi terroristici, di possibili guerre che potrebbero scoppiare tra le nazioni, di omicidi che si consumano nella più apparente normalità e con una crudeltà e freddezza che sa quasi di surreale. Mi colpisce sempre quando arrivo nella stazione di Roma termini il vedere militari e poliziotti da tutte le parti. Bisogna stare attenti ed essere pronti per qualunque evenienza!
In altri termini, “la paura c’è e satura quotidianamente l’esistenza umana, mentre la deregulation planetaria penetra fin nelle sue fondamenta e i baluardi difensivi della società civile cadono in pezzi” (Zigmunt Baumann, Paura liquida, 190). Le conseguenze di questa situazione sono: paralisi, demotivazione, rinchiudersi sempre più nel proprio mondo e nel proprio guscio. Certo vi è anche una funzione positiva della paura: essa ci mette sul chi va là, ci desta dal torpore e ci rende attenti e vigili e capaci di difenderci. La paura è un’emozione che fa parte della vita. Il problema nasce quando la paura diventa esagerata, se non anche patologica, e paralizza completamente la vita. La domanda che nasce spontanea, allora, è: come vincere la paura? Come fare in modo che l paura non diventi qualcosa che ci paralizzi?
Normalmente pensiamo che il contrario della paura sia il coraggio, inteso come assenza di paura, temerarietà, essere sprezzanti del pericolo. In realtà la parola di Dio ci insegna che il contrario della paura non è il coraggio, ma la fiducia. La fiducia in Dio che conduce e custodisce la nostra vita. Mi sono divertito tempo fa a sfogliare tutta la Bibbia e a vedere quante volte ricorre la parola “Non temere”. Ho scoperto con mia grande sorpresa che quest’espressione ricorre 365 volte, quasi che Dio ci dica ogni giorno dell’anno: “Non temere, non avere paura!”. E perché non dobbiamo temere? Ci risponde il Signore: “perché Io sono e sarò con te!”. Questa è la vera vittoria che abbiamo sulle nostre paure, sapere che Dio è con noi, accanto a noi, vicino a ciascuno di noi. Egli è il trascendente, Colui che ci sorpassa infinitamente, ma nello stesso tempo è l’Emmanuele, il Dio vicino a ciascuno di noi. “Se Dio è per noi, chi sarà contro di noi” dice con forza l’apostolo Paolo (Rm 8,31).
Allora l’unica cosa che dobbiamo fare se vogliamo vincere la paura è affidarci “alle mani di Dio”. Si questa è l’immagine che voglio lasciarvi questa settimana, le mani di Dio. Le mani sono sempre segno di sicurezza e protezione. Quando si è bambini e si ha paura di qualcosa si corre subito da papà o da mamma e ci si rifugia presso le loro mani e le loro braccia, che ci accarezzano e ci difendono. Così dobbiamo fare con Dio, correre presso le sue mani e le sue braccia e tuffarci in esse, certi che qualunque percorso dobbiamo attraversare nella vita esse ci proteggeranno, ci custodiranno e ci accompagneranno.
Semmai nella vita bisogna avere timor di Dio. Che non è paura, ma amore, venerazione verso di Lui, coscienza che la vita non ci appartiene e che un giorno la dovremo restituire a Lui e rendere conto di come l’abbiamo amministrata, in bene e in male. Oggi si hanno tante paure ma non si ha timor di Dio. E se il timor di Dio scompare dalla nostra coscienza, allora cosa ci impedisce di compiere le peggiori cose? Cosa mi impedisce di uccidere, di distruggere gli altri, di sfruttare la natura, di maltrattare e sfruttare l’altro/a, di non rubare, di non compiere determinate azioni? Una legge morale? Un’etica laica? Delle regole civili? Si queste sono tutte cose che servono, ma rimangono fragili se non si ha consapevolezza che siamo amministratori della vita e che un giorno dovremo rendere conto della nostra amministrazione a Qualcuno, che è misericordia e amore, ma proprio perché è amore e misericordia ci chiede di vivere la vita con responsabilità. Il ricordarci che un giorno dovremo rendere conto della nostra vita, delle nostre azioni, non vuole essere una specie di terrorismo psicologico, ma semmai un invito a vivere la vita con responsabilità e coscienza. Concludo lasciandovi una frase di Gesù che si trova nel vangelo di Giovanni ed è rivolta a ciascuno di noi: “Non sia turbato il vostro cuore, abbiate fede in Dio e abbiate fede anche in me” (Gv 14,1). Con questa citazione conclusiva, auguro a ciascuno di voi di sperimentare quanto è soave e bello rifugiarsi nelle mani del Signore e toccare con mano il suo amore che ha cura di noi.