Avrei voluto stare zitta
Troppe volte, di recente, mi sono ritrovata davanti al PC pronta ad esternare forse un disagio, ma certamente a denunciare disparità, incongruenze ed ingiustizie sociali e ad optare per un silenzio pacificatore che, evidentemente, non lo è stato. Per cui oggi voglio spegnere il mio PC dicendo “avrei voluto stare zitta, ma non ce la faccio più e urlo”. Qui non si tratta di volersi svegliare a tutti i costi costituzionalista come affermano oggi sui social a fotocopia tutti i coraggiosi del PD o excomunisti, dal primo all’ultimo e verso tutto e tutti, qui si tratta che non se ne può più di vedere la propria esistenza e quella dei propri cari in balia di una casta, quella sì, del PD e dei poteri forti che non ci sta ad andar via, pur dovendo ed attesa la bocciatura sonora proveniente dal voto de 4 marzo scorso. Se le sono studiate tutte senza tema di smentita nemmeno su curricula da luminari e dopo aver voluto e legittimato ministri senza alcuna competenza relativa al loro dicastero, quali la Fedeli e la Lorenzin che ancora oggi siedono sull’ambito scranno continuando a godere di tutte le indennità, nonostante tutto. A solo titolo di esempio. Qua si tratta che non si può sentire l’incarico a premier per un esponente (perchè tale è ….. tecnico, non tecnico, scientifico, traghettatore) di un partito che GLI ITALIANI NON VOGLIONO PIU’!!! In Basilicata, ad iniziare dalla terra del petrolio è ora di dire basta agli oblii delle coscienze perchè non è tollerabile vedere esultare davanti al dato diramato dall’Istat che vede la lucania in testa in Italia per quote rosa nelle aziende di nuova costituzione. Il dato è ancora uno: NON C’E’ UNA SOLA DONNA ELETTA IN CONSIGLIO REGIONALE!! Io credo sia ora di dire basta e di reagire fermamente esigendo che sia il popolo e solo lui a decidere. In Italia le elezioni politiche le ha vinte il centro destra, ora senza l’alibi del 5 o 6% si abbiano gli attributi per incaricare un uomo o una donna del centro destra che formi il governo che vogliono gli italiani. Senza troppi se, nè troppi ma.