Coraggio: virtù necessaria nella quotidianità.

Cari lettori e lettrici di Cronaca e Legalità, la password che vi propongo questa settimana è Coraggio. Ieri sera ho visto un bellissimo film uscito qualche anno fa al cinema: Divergent. Un film tratto da una trilogia della scrittrice statunitense Veronica Roth. Nel primo libro di quest’opera meravigliosa (da cui è tratto il film su menzionato), la Roth immagina che l’umanità, dopo una guerra che ha portato alla distruzione quasi totale del mondo, viva rinchiusa entro le mura della città di Chicago e divisa in cinque fazioni: gli eruditi, gli abneganti, i candidi, i pacifici, gli intrepidi. Ad ogni fazione corrisponde una virtù: intrepidi/coraggio, pacifici/amicizia, abneganti/altruismo, eruditi/sapienza, candidi/giustizia. La serena convivenza della specie umana è assicurata dall’equilibrio tra queste diverse fazioni. Il romanzo si sviluppa attorno alla vicenda di una giovane ragazza, Beatrice Pride (che in seguito assumerà il nome di Tris), che scopre di essere divergente – ha cioè più di un tratto attitudinale: è erudita, intrepida e altruista contemporaneamente – rappresentando, così insieme ad altri esseri umani divergenti, una minaccia per l’equilibrio dell’umanità.Prendo spunto, dunque, da questo romanzo per parlarvi nei prossimi cinque articoli di queste cinque virtù che penso tutti gli esseri umani, ciascuno di noi dovrebbero avere. Partiamo dunque dal Coraggio che è la virtù posseduta dagl’ Intrepidi nel romanzo della Roth. William Shakespeare lo definiva in questo modo: “Il diamante prezioso, racchiuso con dieci sbarre di ferro in uno scrigno, è il coraggio in un cuor leale”.

Nel vocabolario Treccani alla parola coraggio troviamo due definizioni: “1. Forza d’animo nel sopportare con serenità e rassegnazione dolori fisici o morali, nell’affrontare con decisione un pericolo, nel dire o fare cosa che importi rischio o sacrificio: ad esempio, sopportare con coraggio una malattia, le avversità; andare con coraggio incontro al nemico, incontro alla morte; avere il coraggio di dire la verità, di troncare una relazione; avere il coraggio delle proprie opinioni, delle proprie azioni, sostenerle e difenderle senza riguardo per alcuno” (Coraggio in Vocabolario Treccani on line).Il Coraggio è una virtù presente anche nella Bibbia: sono diversi, infatti, i personaggi biblici che dimostrano coraggio. Così Abramo è esempio del coraggio di partire, di affrontare  il viaggio della vita, mettendo in conto l’incertezza e l’incognito.

Mosè è il simbolo del coraggio della solidarietà, della corresponsabilità, del coraggio di formare una comunità, di passare dall “io” al “noi”. I profeti (Isaia, Geremia, Osea, ecc.) hanno mostrato il coraggio della Parresía, ovvero della parola lucida e tagliente, che si espone di fronte ai potenti e non teme di dire la verità, costi quel che costi. Giobbe, invece, è il modello dell’uomo che ha il coraggio di compiere il viaggio all’interno del dolore e della sofferenza umana, in altri termini, il coraggio della quotidianità, ovvero di attraversare e sopportare situazioni pesanti di lutto, disgrazie, malattie proprie e di altri.

La Bibbia, però, fornisce molti esempi anche di coraggio femminile: dalle levatrici egiziane, Sifra e Pua, che mettono a repentaglio la loro vita pur di non obbedire al comando del Faraone di sterminare tutti i neonati maschi degli ebrei, a Rut, che osa l’amore fedele e folle verso la suocera Noemi, alla regina Ester, alla Vergine Maria che ricevuto dall’angelo l’incredibile annuncio della nascita di Gesù, crede più alla potenza della parola del Signore che all’evidenza di povertà della sua persona e della sua vita.

Alla peccatrice perdonata che sfida il giudizio della gente ed entra in casa di Simone il fariseo per chiedere perdono a Gesù, a Maria Maddalena che segue Gesù, insieme a Maria, fin sotto la croce, quando tutti gli apostoli (tranne Giovanni) hanno abbandonato il maestro e se la sono data a gambe a levate per non essere uccisi.

Infine il modello del Coraggio per eccellenza è Gesù stesso, in lui si racchiudono tutte le dimensioni del coraggio umano e soprattutto vi è l’esempio del coraggio dell’amore, di un amore capace di dare la vita “fino alla fine”, fino all’estremo e di amare anche i propri nemici: “Padre perdona loro, perché non sanno quello che fanno” (Lc ).

Il coraggio dunque, è una virtù ben apprezzata dal buon Dio che dovremmo recuperare nella nostra vita. Dovremmo riscoprire nella quotidianità il coraggio di pensare con la nostra testa e di fuggire l’omologazione, il coraggio di “dire di no”, il coraggio della solitudine, il coraggio di deciderci, il coraggio di essere noi stessi, il coraggio della normalità, ecc.; dovremmo anche cogliere la dimensione di coraggio insita nell’atto di fede: un atto che impegna la totalità della persona umana, e che sempre ha una dimensione pasquale, sempre è morte e resurrezione.

Oltre a tutte queste dimensioni del coraggio, dobbiamo, però, fare al suo interno anche una triplice distinzione: esistono 1. Coraggio cattivo 2. coraggio stupido 3. coraggio sapiente. Il primo, cioè, il Cattivo Coraggio è quello a-morale e violento che sfida la legalità o mette in atto azioni criminali, il secondo, ovvero, il Coraggio Stupido, è quello delle prove di coraggio tipiche di un certo mondo giovanile in cui non poche volte ci si rimette la vita. Il terzo ed ultimo, ossia, il Coraggio Sapiente  è definito tale dal suo fine: quello di chi uscendo dal proprio mondo ristretto e sicuro compie scelte in vista di un bene maggiore, di un ideale. E’ la capacità di rischiare se stessi per realtà grandi in cui si crede. Pensiamo, ad esempio, al coraggio di Gandhi quando senza alcuna violenza osò sfidare il governo inglese. Quest’ultimo tipo di Coraggio mostra che l’uomo è capace di trascendenza, di andare oltre se stesso, di avere come fine non solo il proprio tornaconto, la propria realizzazione e sicurezza. In tal senso il coraggio ci fa uscire dal nostro ego ristretto.Il coraggio, pertanto, è virtù da riscoprire ogni giorno, perché è essenziale per vivere bene la vita. Esso, infatti, “non è semplicemente una delle virtù, ma la forma di ogni virtù quando giunge alla prova, vale a dire, nel punto della più alta realtà”. (Clive Staples Lewis). E non è vero che il coraggio, come dice don Abbondio nei promessi sposi del Manzoni, se uno non ce l’ha non se lo può dare! Noi abbiamo la fonte del coraggio, cioè, lo Spirito Santo, che infonde in noi il dono della fortezza.

Concludo l’articolo di questa settimana condividendovi un episodio tratto dalla vita di Federico II di Prussia, detto anche “il Grande”. È un vero e proprio esempio di coraggio nella fede che i cristiani e ogni uomo che crede in un’ideale grande dovrebbero imitare: “Gesù disse: “Chiunque mi riconoscerà davanti agli uomini, anch’io riconoscerò lui davanti al Padre mio che è nei cieli” (Matteo 10:32). Federico il Grande aveva molta stima di un suo generale, che si chiamava Von Ziethen. Lo invitava spesso alla sua tavola e lo faceva sedere accanto a sé. Un giorno Von Ziethen declinò l’invito del re, spiegando che doveva assistere a un culto di adorazione in cui avrebbe preso la Santa Cena. Il re lo invitò qualche giorno dopo e gli chiese: “Allora, Von Ziethen, la cena del Signore era migliore di quella che si serve qui?”, e aggiunse altre parole irrispettose che non è lecito menzionarle. Tutti i convitati si misero a ridere. Von Ziethen si alzò, e con voce ferma rispose al sovrano: “Vostra maestà sa quale stima vi porto e di quale devozione sarei capace per soddisfarvi. Ma c’è qualcuno sopra di voi ed è il Salvatore del mondo. Non permetterò che ci si beffi di lui, perché è su di lui che riposano la mia fede e la mia speranza”. Gli astanti rimasero stupefatti. Il re allora tese la mano al suo generale e gli disse: “Beato Von Ziethen, ammiro la vostra fede. Che essa non vi abbandoni mai! Questo non succederà più”. Il re lasciò la sala e invitò il suo generale a seguirlo nel suo ufficio. Nessuno ha mai saputo che cosa si siano detti i due uomini. Questa vigorosa testimonianza è un bell’esempio per noi cristiani. Abbiamo noi questo tipo di coraggio quando abbiamo occasione di testimoniare del nostro Salvatore? È il nostro coraggio misurabile?