Sanità, intervento di Leone in Consiglio regionale.

“Abbiamo il dovere di programmare il sistema sanitario regionale, ma dobbiamo prima fare un esame critico sul punto in cui siamo e tracciare una linea tra il prima e il dopo”. E’il pensiero di Rocco Leone, sintesi della sua linea governativa.

“Questo Consiglio regionale, a pochi mesi dall’insediamento della maggioranza, è stato chiesto dal sottoscritto, dopo il susseguirsi di interrogazioni da parte dell’opposizione, per fare chiarezza su alcune questioni legate alla sanità”. Con queste parole ha esordito l’assessore regionale alla Salute, Rocco Leone, nel Consiglio regionale di oggi in cui ha relazionato sulla situazione della sanità lucana.

“Abbiamo il dovere di programmare il sistema sanitario regionale, ma dobbiamo prima fare un esame critico sul punto in cui siamo e tracciare una linea tra il prima e il dopo”, ha detto Leone, prima di rimarcare che “sono state presentate interrogazioni anche sul tema dell’emergenza-urgenza, quando chi ci ha preceduti non ha individuato, come noi stiamo facendo, le zone carenti del personale del 118.

In Basilicata – ha aggiunto – la questione etica e morale viene da lontano. Il popolo lucano aveva dato mandato al presidente Pittella di sanificare il sistema, ma lui si è sottratto perché non ha saputo cogliere il messaggio a lui affidato dai cittadini. In questi mesi ho ascoltato medici e personale sanitario ed è emerso uno scenario pieno di vessazioni ai danni del personale sanitario che non privilegiava il merito.

Da qui dobbiamo ripartire e voi dell’opposizione dovete assumervi le vostre responsabilità. Questa è la storia della nostra regione, non si può attribuire la colpa dell’implosione del sistema sanitario alla nuova maggioranza che amministra da pochi mesi. Se manca il personale e i reparti vengono accorpati è perché mancano i sanitari e non si sono espletati i concorsi.

Partendo da tutto questo, vi chiedo un atto di estrema onestà intellettuale, perché è quello di cui ha bisogno la nostra regione. Nessuno ha la bacchetta magica, per questo vi chiedo di costruire insieme il nuovo sistema sanitario.

In sanità non si può parlare solo di bilancio, ma anche di risultati raggiunti in termini di cura. E se andiamo a vedere la migrazione sanitaria negli ultimi due anni scopriamo che il trend è in crescita e nel 2018 aumenta di altri 2 milioni di euro. Questo significa – ha proseguito Leone – che la legge regionale approvata dal governo precedente, l’accorpamento dei presidi che avete realizzato attribuendo il 75 per cento dei posti letto agli ospedali di Potenza e Matera, tralasciando le strutture sanitarie periferiche che invece sono importanti, va ridisegnata. Solo Policoro conta 33 mila accessi al pronto soccorso, lo stesso numero dell’ospedale di Matera. Così come il piccolo ospedale di Lagonegro riesce a fare 4,5 milioni di mobilità attiva contro i 10 milioni del San Carlo. Il dato allarmante, è che non si va fuori per cercare l’eccellenza, ma anche per interventi ambulatoriali come la cataratta. E questo certifica la mancanza di visione avuta in ambito sanitario.

Al San Carlo – ha continuato il componente del governo regionale – riconosciamo il ruolo guida, altro che smantellarlo, ma con la riforma fatta in precedenza l’avete ridotto a ospedale di base. Gli ospedali di confine sono stati abbandonati, ma il loro ruolo è strategico, sono le torrette che devono portare migrazione e consegnare i pazienti ai distretti di primo e secondo livello. Solo così facendo riusciamo a tenere in piedi il sistema.

Tra i dati preoccupanti troviamo certamente quelli sull’emigrazione sanitaria, in aumento di anno in anno. I posti letto, stabiliti sulla base del numero di abitanti, dipendono anche dalla variabile della migrazione attiva e passiva, quindi rischiamo di rimanere impoveriti. Il decreto ministeriale 70, inoltre, ci ha penalizzato ancora di più, avvantaggiando le regioni del Nord che continuano a drenare sempre più risorse.

Dobbiamo impegnarci insieme senza avere la pretesa di avere la bacchetta magica. L’attuale maggioranza – ha sottolineato l’assessore rivolgendosi ai consiglieri regionali – è aperta a un confronto libero, onesto e leale. Partiamo da qui per disegnare un nuovo percorso.

Il Crob costa alla sanità lucana 50 milioni di euro e non possiamo ridurlo a un ospedale distrettuale, deve diventare il punto di riferimento oncologico della sanità lucana con una rete vera in cui sappiamo dove andiamo a dislocare gli ambulatori di oncologia. E il rapporto tra San Carlo e Crob – ha chiarito – deve essere di intersecazione e confronto, non possono viaggiare separatamente. Solo abbandonando le logiche di campanile riusciremo a migliorare la nostra sanità”.

Dopo aver fatto riferimenti ad alcune situazioni registrate negli ultimi mesi, come la copertura della piscina di Tinchi per la riabilitazione a pochi mesi dall’inaugurazione e l’investimento per ingrandire l’Utic di Policoro senza prima l’adeguamento della struttura alle norme antisismiche, Leone si è soffermato sulla radioterapia al San Carlo di Potenza. “È bastata una mia dichiarazione – ha detto – certificata dai numeri forniti dall’Azienda, per spingere i consiglieri dell’opposizione a strumentalizzare la questione. La radioterapia a Potenza va rilanciata, ma se c’è malafede non può esistere un confronto. Serve un dipartimento regionale di radioterapia gestito dal Crob, così da mettere in sicurezza gli ammalati, facendo casistica in maniera seria e distribuendo gli utenti sui vari nosocomi.

Per quanto riguarda l’ospedale di Lagonegro, dopo un investimento di 20 milioni di euro, l’attuale opposizione voleva realizzare un nosocomio in un’altra sede, ma il ministero ha chiarito che i soldi a disposizione vanno dirottati sulla struttura esistente e noi abbiamo una bozza di delibera che punta a riqualificare l’ospedale sul sito attuale.

Leone si è poi soffermato sulle assunzioni, ricordando la recente assunzione di 90 infermieri al San Carlo e il confronto avuto con i sindacati. “Il precariato – ha concluso – non l’abbiamo creato noi che abbiamo scelto di scorrere le graduatorie, come nel caso degli autisti del 118, senza conoscere i nomi dei beneficiari”.