Petrolio, intervento di Bardi in Consiglio regionale.
Il presidente della Regione si è soffermato su una serie di temi legati alle estrazioni del greggio nel territorio lucano. “A me fa piacere che ci sia una grande attenzione sui temi legati al petrolio. Soprattutto che ci sia da parte di chi non ha affrontato la questione al meglio in questi anni.
Sono i soliti esperti in doveri altrui, dei cui consigli facciamo volentieri a meno.
Ringrazio chi nei giorni scorsi ha ricordato che ho trattenuto la delega al petrolio.
Un segnale dell’importanza e dell’attenzione che il mio governo vuole dare a questi temi per tutelare la comunità lucana.
Tranquillizzo tutti: il Presidente sta seguendo in prima persona ogni passaggio delle trattative.
E di ogni passaggio sarà informata la comunità lucana.
Perché al primo posto, per questo Presidente, vengono e verranno sempre la trasparenza e la legalità.
In questi sei mesi di governo regionale l’esame, approfondito, del dossier petrolio in Basilicata, ha necessariamente considerato gli ultimi venti anni circa di attività estrattive.
In realtà, solo ENI ha potuto iniziare la propria attività industriale dopo il 2000, che ha proseguito con brevi interruzioni nel 2016 e 2017.
Gli accordi tra Regione ed ENI furono stabiliti proprio nel 1998, e rimodulati nel tempo con 43 (quarantatre) Delibere di Giunta che hanno di volta in volta ridiscusso le destinazioni dei fondi messi a disposizione dall’azienda petrolifera.
In pratica, ogni qualvolta vi era un problema di bilancio o un finanziamento esterno da fare, la Regione si faceva carico di indirizzare parte dei fondi dovuti per compensazione ambientale verso le esigenze sopravvenute e del momento.
Quindi: nessuna strategia, nessun impianto organico, nessuna visione.
Per quanto riguarda Total, nel 2006 fu stilato, dopo due anni di trattative, un accordo che prevedeva le compensazioni della Legge Marzano (del 2004) mai tuttavia entrato in vigore per note vicende giudiziarie.
Ad oggi non vi è stato alcun inizio delle attività.
In ogni caso Total ha versato ad oggi 4 milioni di euro ai precedenti governi, oltre a 250 mila euro all’anno per supporto a manifestazioni di promozione locale.
E’ a tutti purtroppo noto che al Centro Oli Val D’Agri (COVA) si sono avvicendate diversi gravi fatti, il più grave dei quali risulta indubbiamente essere quello accaduto nel febbraio 2017, allorquando fu individuato un grave sversamento di greggio nell’area degli impianti di oltre 400 tonnellate stimate.
Dopo circa sei mesi di chiusura, e a seguito di precisi impegni di ENI, al COVA fu permesso di ricominciare la produzione. Preciso che cessazione e ripresa delle estrazioni di idrocarburi sono autorizzate dal Ministero Attività Produttive, su imput MOTIVATI anche della Regione.
In questo ambito va sottolineato che la richiesta di proroga della concessione per ulteriori 10 anni è stata chiesta da ENI in data 27 ottobre 2017, vista la scadenza prevista lo scorso 26 ottobre 2019.
Secondo quanto previsto dal cd Decreto Monti, se il Ministero delle Attività Produttive, cui spetta il provvedimento, non si pronuncia entro i termini di scadenza, la concessione s’intende tacitamente prorogata fino alla definitiva decisione espressa – di consenso o di diniego.
Dicevamo della questione petrolifera in Basilicata e delle sue vicissitudini: in questa sede preciso e sottolineo che saranno trattate SOLO le compensazioni ambientali, escludendo la valutazione di come le royalties di competenza regionale sono state distribuite.
Anche se purtroppo ho dovuto constatare che così come le compensazioni – in assenza di qualsivoglia progetto strategico o visione a fronte di siffatte entrate – anche le royalties (quasi 2 miliardi e 400 milioni arrivate in 20 anni di COVA) sono state trattate prevalentemente allo stesso modo delle compensazioni ambientali: come tappabuchi del bilancio regionale.
Sulle compensazioni di cui tanto si è parlato, come detto, vi sono state nel tempo 43 decisioni del governo regionale, l’ultima delle quali nel 2018. Delibera che definiva il credito verso ENI della Regione per un saldo – dal 1998 – di circa 39 milioni di compensazioni ambientali. Questa Delibera è stata centro dell’attenzione del governo regionale per risolvere i problemi di funzionamento dell’ARPAB.
L’efficientamento dell’ARPAB è una priorità in assoluto.
Ancora di più, proprio per la questione petrolifera, se si considerano due gravi fatti che hanno visto l’intervento della magistratura al Centro Oli: il primo, relativo a presunti reati riguardanti lo smaltimento illecito di rifiuti avvenuto nel 2016 ed il secondo, molto più noto, che riguarda appunto lo sversamento di centinaia di tonnellate di greggio nel territorio del COVA, avvenuto nel 2017: a proposito, questa Giunta regionale si è costituita parte civile nel processo stralcio iniziato lo scorso 28 ottobre riguardante tali fatti.
Ed aggiungo: per il danno ambientale è solo lo Stato che può costituirsi parte civile.
Non altri.
Noi ci siamo comunque costituiti per gli altri tipi di danno senza tentare strade alternative di negoziati da centinaia di milioni che, in considerazione di un processo penale in corso che deve stabilire esattamente responsabilità e circostanze dei fatti, possono apparire quanto meno originali.
Così come originali possono apparire collusioni tra possibili autorizzazioni regionali – che non devono seguire altro che rigorosi procedimenti pubblici e trasparenti – e accordi di compensazione ambientale, oggetto di negoziato stabiliti comunque da norme, redatti successivamente ai fatti oggetto di processo penale in questi giorni.
Qui comunico che il governo regionale chiederà la rideterminazione dell’accordo con ENI proprio la ridefinizione dell’accordo stabilito con la Delibera 451 del 25 maggio 2018.
Le compensazioni ambientali sulle quali tanto si è parlato in questi giorni devono seguire anch’esse logiche che non possono essere improvvisate o polverizzate nel tempo.
I negoziati previsti devono essere intavolati esclusivamente tra il governo regionale e le società petrolifere interessate.
Non mi risulta e credo inoppugnabile poter affermare che nessun altro soggetto possa reclamare un interesse legittimo a tali negoziati.
Essendo negoziati, devono essere ovviamente trattati come tali in modo riservato fino all’esito degli stessi, che deve invece essere reso pubblico e condiviso.
Ed è perciò che oggi desidero ringraziare della convocazione del consiglio per trattare di queste questioni: è stata in effetti solo un’anticipazione di quanto avrei chiesto io per chiarire, proprio oggi, il risultato dell’attività del governo regionale in materia petrolifera.
I negoziati con la multinazionale italiana sono in corso, nonostante tutto quello di cui si è letto e detto.
Il mio stile è fare e non parlare. Quello lo lascio ad altri.
Abbiamo chiesto al Governo, in particolare al Ministro dello Sviluppo Economico, di incontrarci e di rivedere anche tutti gli accordi che lo impegnano per le realizzazioni di infrastrutture nel territorio sempre a compensazione delle attività estrattive di idrocarburi.
Credo comunque necessario affermare in modo netto che non è possibile in nessun caso sedere a un tavolo di negoziati apponendo pregiudiziali discutibili e affermo con certezza che le compensazioni ambientali con ENI avranno effetti dal 27 ottobre scorso.
Colgo l’occasione di questo Consiglio per informare i Lucani che il governo regionale da me presieduto in questi 3 mesi di febbrile trattativa con Total e soci, ha portato a casa il cambio di paradigma nei rapporti con le Aziende petrolifere: non più meri bancomat del bilancio regionale, ma partner nel rilancio e rinascita del territorio lucano.
Gli accordi con Total Shell e Mitsui, concessionari del Centro Oli Tempa Rossa sono in fase di definizione e sono il primo grande passo verso questa nuova strategia.
Le compensazioni ambientali devono essere negoziate per legge, la Legge Marzano, e devono avere una duplice destinazione strategica: una a supporto della difesa dell’ambiente e della salute di tutti i lucani e l’altra ad una partnership con un forte impegno che possa rilanciare l’ambiente come opportunità di sviluppo e di occupazione, soprattutto giovanile.
Nonostante gli accordi del 2006 fossero “blindati” nella rinegoziazione, la trattativa portata a termine ha consentito quasi il 60% di maggiori compensazioni da Tempa Rossa.
Gli accordi conclusi hanno portato alla regione di oltre 250 milioni di euro per i prossimi venti anni per, oltre alla fornitura gratuita di 1 miliardo e 200 milioni di metri cubi di gas, per un valore di quasi 445 milioni di euro.
Non solo, un protocollo per lo sviluppo sostenibile avrà ulteriori 250 milioni per investimenti in settori non oil come il recupero di aree abbandonate, la ricostituzione e valorizzazione di habitat naturali, le produzioni sostenibili locali, le bio plastiche.
Tutti settori in cui la tutela dell’ambiente è al centro dell’impresa che crea occupazione.
Per cui le cifre dicono che a fronte di una concessione di 50 mila barili al giorno, come Tempa Rossa, la Regione riceverà quasi un miliardo di euro SOLO di compensazioni ambientali.
Non solo, al tavolo istituito con il protocollo di sostenibilità saranno chiamati a decidere anche i sindaci, i sindacati, gli enti datoriali e le associazioni ambientaliste, per consentire a tutti di portare il proprio prezioso contributo ad un settore così determinante per il futuro della Basilicata.
Con ENI la partita avrà gli stessi identici e coerenti presupposti: l’ambiente e la salute dei cittadini lucani sono la priorità e lo sviluppo dell’occupazione può e deve essere fatto nel prossimo futuro con la centralità della sostenibilità ambientale. La concessione ENI è di 104 mila barili al giorno, per cui potete già immaginare quali saranno i termini di trattativa.
In questi sei mesi credo fermamente che il governo regionale abbia finalmente tracciato delle politiche reali e concrete per il futuro dell’industria petrolifera in Basilicata, realizzando nuove scelte e visioni strategiche mai viste prima e attribuendo valori veri alle priorità dei lucani, quali l’ambiente, la salute e l’occupazione”.