Operazione Carpe Diem.
La Polizia di Stato di Potenza ha eseguito 16 provvedimenti cautelari emessi dal Tribunale di Potenza nei confronti di altrettanti soggetti indagati per aver favorito l’ingresso o la permanenza di stranieri nel territorio dello Stato dietro illecita remunerazione.
L’operazione odierna, che ha visto impegnati i poliziotti delle Squadre Mobili di Potenza, Milano, Firenze, Foggia e La Spezia con l’ausilio del Reparto Prevenzione Crimine Basilicata, rientra nell’ambito di una più ampia indagine condotta dai poliziotti della Squadra Mobile di Potenza e diretta dalla Procura del capoluogo lucano riguardante 56 persone, di nazionalità italiana e straniera.
Gli approfondimenti investigativi hanno preso avvio nel luglio 2018 ed hanno consentito l’individuazione dell’intera “filiera” criminale composta da cittadini italiani e stranieri e costituita da procacciatori-intermediari, imprenditori agricoli, locatari di abitazioni compiacenti ed agenzie d’affari. Tutti questi soggetti, dietro compenso, in concorso tra loro ed ognuno per la propria parte cooperavano affinché illecitamente cittadini stranieri irregolari riuscissero a regolarizzare la propria posizione sul territorio nazionale. I maggiori profitti sono stati incamerati dai fittizi datori di lavoro, tutti di cittadinanza italiana ed operanti in Lucania, che per almeno 7/8 anni hanno svolto continuativamente l’attività illecita in contestazione.
In particolare, personaggio cardine dell’illecita attività, si è rivelato essere il titolare di una società cooperativa che rappresentava un punto di riferimento per vari intermediari stranieri ed italiani, che si rivolgevano a quest’ultimo al fine di ottenere documenti fittizi per la regolarizzazione del soggiorno, dietro pagamento di una somma di denaro variabile a seconda dei casi e del tipo di fittizia assunzione che veniva praticato e che poteva anche arrivare a 5mila euro per permesso ottenuto o prorogato.
Altra figura di rilievo è quella di un altro soggetto che, attraverso un’agenzia d’affari, formalmente dedita alla consulenza automobilistica ed assicurativa, di fatto fungeva da punto di contatto tra datori di lavoro, procacciatori d’affari del titolare della cooperativa ed istituzioni pubbliche e privati.
Il modus operandi era consolidato: uno straniero che volesse entrare o permanere in Italia si rivolgeva ai facilitatori – operativi in Lavello, Firenze, Milano – ovvero direttamente ai titolari di alcune aziende agricole in Lavello, Venosa, Forenza e Ascoli Satriano; ottenuto il fittizio contratto di lavoro, lo straniero lo utilizzava per indurre in errore i pubblici ufficiali in servizio presso l’Ufficio Immigrazione della Questura di Potenza o dello Sportello Unico per l’Immigrazione presso la Prefettura di Potenza, così ottenendo un visto di ingresso o permesso di soggiorno stagionale.
Al contratto di lavoro regolarmente stipulato, non seguiva alcuna prestazione lavorativa o versamento di contributi previdenziali, poiché dopo pochi giorni tutti i contratti di lavoro venivano sistematicamente rescissi.
Alcuni degli stranieri, una volta ottenuto il visto ed il conseguente permesso di soggiorno, lasciavano il territorio dello Stato Italiano per raggiungere familiari o conoscenti dimoranti in altri paesi europei (principalmente Francia e Germania), eventualmente ricomparendo solo per il rinnovo, circostanza nuovamente effettuata con la predetta procedura fraudolenta.
Le indagini svolte hanno consentito anche di ricostruire il cd. prezzario: ad esempio per un visto di ingresso per lavoro stagionale con conseguente permesso di soggiorno valido per 9 mesi l’illecito profitto era di euro 5000 euro, prezzo che poteva essere contrattato al ribasso sino ad un minimo di 1500 euro, in base al numero di richieste o al rapporto personale o di parentela.
Per l’ottenimento della residenza anagrafica invece, proprietari compiacenti affittavano gli immobili percependo la mensilità corrente di 200/300 euro con l’aggiunta di 3/4 mensilità di pigione a titolo di caparra, ben consapevoli che lo straniero vi avrebbe alloggiato soltanto fino al controllo della Polizia Locale per l’iscrizione nell’anagrafe dei residenti.
In considerazione del coinvolgimento di varie imprese agricole, è stato richiesto il sequestro preventivo delle stesse in quanto considerate mezzo e strumento per commettere gli illeciti.
Tale richiesta è stata successivamente accolta dall’Ufficio G.I.P. del Tribunale di Potenza, pertanto nel medesimo contesto operativo la Polizia di Stato, su delega della Procura potentina ha altresì eseguito il provvedimento di sequestro preventivo di cinque aziende.
È stato infine richiesto ed ottenuto il sequestro preventivo di 33 permessi di soggiorno illecitamente rilasciati.