Don Tonino Bello: profeta dei nostri giorni
Cari lettori e lettrici di Cronaca e Legalità, questa settimana più che una parola voglio consegnarvi un breve profilo di un grande uomo e profeta di Dio che è vissuto nei nostri tempi: Don Tonino Bello. Papa Francesco proprio ieri si è recato a Molfetta, dove don Tonino per tanti anni è stato vescovo per ricordare il 25° anniversario della sua morte. Vista l’eccezionalità dell’evento mi sembra giusto sottolinearlo con qualche spunto di riflessione. Ecco perché voglio offrirvi, più che un profilo biografico puntuale delle pennellate che ci dicono chi era don Tonino e quale grande eredità ha lasciato alla Chiesa italiana. Una prima caratteristica che emerge dalla figura di Don Tonino è che è stato un sacerdote prima e un Vescovo dopo, attento agli ultimi.
Se si leggono le biografie scritte su di lui, emerge immediatamente come don Tonino è stato molto attento nel suo ministero pastorale ai poveri. Quando divenne parroco si preoccupò di istituire nella parrocchia dove svolse il suo ministero sacerdotale una caritas parrocchiale e un osservatorio sulle povertà. Nominato in seguito vescovo di Molfetta decise che il suo episcopio doveva essere aperto sempre per accogliere e ascoltare chiunque avesse avuto bisogno di lui o nel caso in cui ci fossero stati poveri, barboni in cerca di una dimora per la notte, avrebbero potuto trovare rifugio presso la sua casa. Meditando la scena della visitazione, più volte dichiarò che avrebbe voluto vedere la Chiesa come la Vergine Maria, ovvero, una chiesa del grembiule. Come Maria, infatti, si è messa a servizio della cugina Elisabetta così anche la Chiesa deve mettersi a servizio degli altri, specialmente dei poveri e degli ultimi. Ma Don Tonino è stato anche un “operatore di pace” come dice Gesù nelle beatitudini. Nel 1985 la Cei (Conferenza episcopale italiana) lo nominò presidente di pax Christi, il movimento internazionale cattolico per la pace nel mondo. Don Tonino ebbe modo di impegnarsi per la pace, anche schierandosi in prima linea contro chi, invece, desiderava intraprendere guerre. Tra gli interventi più significativi di Don Tonino si ricordano quelli contro il potenziamento dei poli militari di Crotone e Gioia del Colle, l’intervento contro la Guerra nel Golfo, per la quale manifestò un’opposizione così radicale da attirarsi l’accusa di istigare alla diserzione. O ancora la marcia che fece il 7 dicembre 1992 partendo insieme a circa cinquecento volontari da Ancona verso la costa dalmata dalla quale, poi, iniziò una marcia a piedi che lo avrebbe condotto dentro la città di Sarajevo, da diversi mesi sotto assedio serbo a causa della guerra civile.
L’arrivo nella città assediata, tenuta sotto tiro da cecchini serbi che potevano rappresentare un pericolo per i manifestanti, fu caratterizzato da maltempo e nebbia. Don Tonino parlò di “nebbia della Madonna” (celebrata, appunto, in data 8 dicembre). Mi piace riportarvi, a tal riguardo, quanto Lui stesso ha scritto sul tema della pace:
“A dire il vero non siamo molto abituati a
legare il termine pace a concetti dinamici.
Raramente sentiamo dire:
“Quell’uomo si affatica in pace”,
“lotta in pace”,
“strappa la vita coi denti in pace”…
Più consuete, nel nostro linguaggio,
sono invece le espressioni:
“Sta seduto in pace”,
“sta leggendo in pace”,
“medita in pace” e,
ovviamente, “riposa in pace”.
La pace, insomma, ci richiama più la vestaglia
da camera che lo zaino del viandante.
Più il comfort del salotto che i pericoli della strada.
Più il caminetto che l’officina brulicante di problemi.
Più il silenzio del deserto che il traffico della metropoli.
Più la penombra raccolta di una chiesa che una riunione di sindacato.
Più il mistero della notte che i rumori del meriggio.
Occorre forse una rivoluzione di mentalità per capire
che la pace non è un dato, ma una conquista.
Non un bene di consumo, ma il prodotto di un impegno.
Non un nastro di partenza, ma uno striscione di arrivo.
La pace richiede lotta, sofferenza, tenacia.
Esige alti costi di incomprensione e di sacrificio.
Rifiuta la tentazione del godimento.
Non tollera atteggiamenti sedentari.
Non annulla la conflittualità.
Non ha molto da spartire con la banale “vita pacifica”.
Sì, la pace prima che traguardo, è cammino.
E, per giunta, cammino in salita.
Vuol dire allora che ha le sue tabelle di marcia e i suoi ritmi,
i suoi percorsi preferenziali ed i suoi tempi tecnici,
i suoi rallentamenti e le sue accelerazioni. Forse anche le sue soste.
Se è così, occorrono attese pazienti.
E sarà beato, perché operatore di pace,
non chi pretende di trovarsi all’arrivo senza essere mai partito, ma chi
parte.
Col miraggio di una sosta sempre gioiosamente intravista,
anche se mai – su questa terra s’intende – pienamente raggiunta”.
Tutto questo, però, non veniva dal carattere di questo vescovo. Era frutto della sua profonda intimità con Dio. Don Tonino era soprattutto un uomo di preghiera e di profonda unione con Dio. Ho avuto modo nel 2006 di recarmi sulla sua tomba ad Alessano in Puglia e di incontrare alcune persone che lo hanno conosciuto personalmente. Prime fra tutte Franco e Giovanna, due giovani (quando li ho incontrati erano già una coppia sposata da molti anni e con figli grandi) che don Tonino aveva seguito personalmente e che gli sono stati particolarmente vicini fino all’ultimo istante della sua vita. Loro mi hanno raccontato degli aneddoti bellissimi della sua vita. Come quando, ad esempio, si recò a trovare una suo sacerdote malato e visto che non aveva alcuno che si prendesse cura di lui, gli lavò tutti i panni a mano. Da vescovo mise la sua croce pettorale nel taschino, si rimboccò le maniche e si prese cura di quel suo sacerdote. Ma così e anche di più fece per tanti altri bisognosi: tossicodipendenti, giovani sbandati, barboni, mamme in difficoltà, coppie in crisi. Franco mi disse che quando don Tonino li preparò insieme ad altre coppie per il sacramento del matrimonio, ripeteva spesso loro: “non vendetevi per un piatto di lenticchie!”, ricalcando l’episodio biblico di Giacobbe ed Esaù. Vale a dire non vendetevi per ciò che nella vita non vale, non conta, sembra apparentemente avere valore, ma in realtà è nulla! Quante volte nella vita ci vendiamo per cose da nulla!
Oppure come quando in un’altra coppia si era creata una forte crisi. Lui aveva tradito lei e, sentendosi ferita, lei l’aveva buttato fuori di casa. Lui si recò in episcopio da Don Tonino chiedendogli aiuto. Era stata una sbandata, amava ancora la moglie. Don Tonino lasciò l’episcopio e accompagnò lui fino a casa. Dinanzi alla presenza del vescovo, lei non riuscì a dire nulla. Parlarono, litigarono un po’, ma poi prevalse il perdono e la famiglia fu nuovamente unita e più forte di prima.
O ancora come quando un sacerdote che l’aveva conosciuto mi disse che prima di scrivere i suoi discorsi, don Tonino si chiudeva in cappella. Metteva un banco e una sedia di scuola e lì mentre faceva l’adorazione al Santissimo Sacramento, metteva per iscritto ciò che il Signore gli ispirava nel cuore.
Don Tonino era davvero un santo, un uomo di Dio. La chiesa ha già aperto il processo di beatificazione per questo grande vescovo italiano, speriamo davvero di vederlo presto elevato agli onori dell’altare. Nel frattempo possiamo godere dell’eredità dei suoi scritti che sono tantissimi e degli esempi stupendi della sua vita che ci edificano. Concludo, cari lettori e lettrici, condividendovi una bellissima preghiera che lui ha dedicato alla Vergine Maria, intitolata Maria donna di frontiera.
Maria donna feriale,
rendimi allergico ai tripudi di feste che naufragano nel vuoto.
Maria donna dell’attesa,
distruggi in me la frenesia di volere tutto e subito.
Maria donna innamorata,
affrancami dalla voglia di essere sempre capito e amato.
Maria donna gestante,
donami la gioia di sentire nel grembo i fremiti del mondo.
Maria donna accogliente,
dilata a non finire in me la tenda dell’accoglienza.
Maria donna missionaria,
rendi polverosi i miei piedi per il lungo calcare sentieri del mondo.
Maria donna di parte,
rendi costante in me il rigetto di ogni compromesso.
Maria donna del pane,
affina in me il gusto dell’essenziale nella semplicità.
Maria donna di frontiera,
snidami dalle retroguardie della mia codardia spirituale.
Maria donna in cammino,
provoca in me il rifiuto definitivo della poltrona e delle pantofole.
Maria donna del vino nuovo,
regalami un cuore traboccante di gioia e di letizia.
Maria donna del silenzio,
stabilisci il mio domicilio nella contemplazione di Dio.
Maria donna del servizio,
prestami il tuo grembiule preparato a Nazareth e mai dismesso.
Maria donna vera,
strappami le plastiche facciali che sfregiano l’immagine di Dio.
Maria donna del popolo,
abolisci in me ogni traccia di privilegio e annullane anche il desiderio.
Maria donna che conosce la danza,
fa’ di me un rigo musicale su cui ognuno possa cantare la sua vita.
Maria donna elegante,
donami un sorriso per ogni gesto di amore.
Maria donna dei nostri giorni,
depenna eventuali rimpianti del passato, perché renda già presente il futuro.
Maria donna dell’ultima ora,
affretta il mio passo verso il fratello che mi attende, verso il Cristo che mi precede, verso il Padre pronto ad accogliermi nell’Amore dello Spirito.